From Il popolo delle cose Translated by Jennifer Scappettone |
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Intero, arrendevole illusione che numerate le parti e fare in tempo — un abito cucito intorno al corpo, ma un disavanzo, cruna d’ago per cui passa il maltempo. Allora si avvicina, fermando la distanza, quel rincrescere di sguardi, o venire incontro senza fidamento, che – nel muoversi dell’uno dentro i molti – piú dispera. |
La riconosco: la notte è l’ultima stesura dell’illeggibile. Vedo che mi segue, come fanno fedeli difetti nelle opere, momenti di luce nell’ora del pianto, e figli aggrappati come figli dove madri discoste si possono prendere. Acque a cui prescritto è correre, leggendo queste pietre – acque trapiantate a marzo nelle valli –, dicono cose disperate nella lingua ripetute, e dolce nelle vie tenersi al buio — essendo in pochi, separarsi prima che vecchio e nuovo si assomiglino e le ruote facciano ritorno, prima che pungolati e stanchi, molta polvere, e tutto si allontani come prima è nato. |
Grande superficie, paziente, delle madri che si toccano, le madri che si vedono, finché la via è simile a conchiglia. Poi un motivo, qualunque pendio, e ciò che deve scorre via dal mare. |
Quel che vogliono i legami – immedesimare – è l’importanza del tempo, il suo favore — o c’è altra luce intorno? Venerato nascosto, prezioso sigillo, e gettato sulla via chi deve andare, con una cosa nuova per la bocca, prima che a raggiungerla s’impari, prima che il nodo senza nomi sia disfatto, e acquisito il suo tormento: una sola corona, nella fedele disposizione delle cose non presenti né assenti — delle cose che dietro respirano ondeggiano avanti. |
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Whole, docile illusion that numbered the parts, and making in time — a dress sewn around the body, yet a deficit, needle’s eye through which bad weather passes. So one approaches, stopping distance, that regretting of glances, or coming to meet without trust, which — in the moving of one within the many — further despairs. |
I recognize it: night is the final draft of the illegible. I see that it follows me, as do faithful defects in works, moments of light in the weeping hour, and children clinging like children where can be taken mothers afar. Waters to which running is prescribed, reading these stones — waters transplanted in March in the valleys —, they say things desperate in language, repeated, and gentle in the streets keeping to the dark — being few, separating before old and new come to resemble one another and the wheels return, before goaded and tired, much dust, and all distances itself as before it was born. |
Great surface, patient, of mothers that are touched, mothers that are seen, until the road resembles a shell. A motive, then, whatever slope, and that which must flows away from the sea. |
What ties want — corresponding — is the importance of time, its favor — or is there other light around? Venerated hidden, precious seal, and thrown upon the way who must go, with a new thing for the mouth, before reaching it one learns, before the knot without names is undone, and its torment acquired: a sole crown, in the faithful disposition of things not present nor absent — of things that breathe behind sway forward. |
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works | Lines 1135-46 | Lines 1565-87 | Lines 2123-30 | Lines 2285-2306 |