Acconsentire al mistero. La libertà di Nanni Cagnone di Enrico Cerasi |
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Leggere le opere di Nanni Cagnone, opere in prosa o in poesia (se siamo ancora affezionati ai generi letterari), è fare una significativa esperienza di libertà. “Libertà” è una categoria forse più logora dei generi letterari; eppure è ancora capace di senso, chiama ancora a un diverso rapporto con le cose; e alcune opere, attraversandoci, ci aiutano a riaverne memoria. Non si tratta solo di libertà dai circoli accademici o letterari, anche se questa accezione, in un tempo come il nostro, non va dimenticata né sottovalutata; più radicalmente, essere liberi significa assentire a qualcosa che ci oltrepassa e ci mette in questione. L’opera di Nanni Cagnone è appunto un esempio di questo essere oltrepassati. “Qualcuno finirà col chiedermi se questo romanzo è autobiografico. Potrei rispondere che non è privo di falsità autobiografiche”. Questa epigrafe, del recente Pacific Time, allude non a un nuovo gioco delle maschere o degli pseudonimi, ma alla nostra esperienza di qualcosa d’altro, qualcosa che ci appartiene e non ci appartiene, che è nostro nel senso più profondo, pur continuamente sfuggendoci. È in questo difficile senso che descriveremo la libertà di Nanni Cagnone. | ||
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